“Quanto dobbiamo soffrire prima di un po’ d’amore?”
(Frah Quintale, “Missili”)
Il mio cuore è incastrato tra inutili cose.
Lo dimentico in giro, come si fa con un ombrello. O un mazzo di chiavi.
Oppure è lui che mi sfugge, un bambino disubbidiente.
Potessi strapparmelo via dal petto e gettarlo via, lontano
lo farei.
Potessi strapparmelo via dal petto e annegarlo
lo farei.
Potessi strapparmelo via dal petto e non sentire, non provare più niente
lo farei.
Potessi,
lo farei.
Il mio cuore è un ombrello.
Ci piove sopra, ma non è acqua quella che cade. Non sono gocce. Sono voci, visi, parole, ricordi, assenze, sguardi, odori. E scavano. Aprono fosse, gole profonde e insaziabili. Vorrei si aprisse per proteggermi, per ripararmi come i veri ombrelli fanno con la pioggia. Ma credo sia difettoso, forse addirittura rotto.
Perchè invece s’impregna. Come una spugna.
E mi costringe a portare con me ogni cosa, ogni dettaglio, ogni sassolino che s’incastra sotto la suola. Mi costringe a zoppicare.
Il mio cuore è una scarpa.
Ed io
sono il terreno.
Mi schiaccia, mi calpesta, salta e corre su di me.
Non ho potere, io sono inerme.
E mi lascio schiacciare, perchè non conosco alternative.
Il mio cuore è un sasso.
Pesa, dentro il petto. Sprofonda, come poggiato su un cuscino. Costringe il mio sterno a trascinarsi in alto, stancamente, con fatica. Sisifo e la collina. E poi, lo fa ripiombare giù. Blocca il mio respiro, come fosse una conduttura d’aria. Mi tiene inchiodata in basso. Ed io vorrei solo recidere tutti i fili.
Sisifo e il suo masso.
Io e il mio cuore.
Me ne libererei volentieri.
Potessi,
lo farei.
È ingombrante, e s’incastra dappertutto.
Nei vicoli, nel cioccolato e nel caffè, sulle guglie delle cattedrali, nei libri, nelle vetrine d’antiquariato, nel rumore delle onde, nelle ante dei frigoriferi nuovi, nelle luci colorate, nell’odore del pane, nel sapore dei biscotti.
Nei suoi occhi.
Tira e basta quando s’incastra, no? verrebbe da pensare.
Tira e basta.
Non sarebbe un problema andarmene in giro con un buco nel petto, in effetti. Reciderei volentieri ogni singolo filo, ogni singola fibra che forma l’intreccio e mi tiene incastrata. Ma non sono molto brava a sopportare il dolore.
Vorrei tanto sapere cosa si prova
ad essere senza cuore
e finalmente dormire.
Ad andare ovunque
senza lasciarlo in giro
e senza soffrirne la mancanza.
Vorrei tanto sapere cosa di prova
a non innamorarsi di niente, e di nessuno
mai e poi mai.
Vorrei tanto sapere
cosa si prova
ad essere liberi.
Il mio cuore è un viaggiatore.
Il mio cuore è ovunque.
Sono io a non essere presente.
Povero cuore, siamo portati ad assegnargli ogni responsabilità. Intanto ha la sciagura di far rima con amore e noi poeti ne abusiamo. Qualcuno ha consigliato addirittura : ” Và dove ti porta il cuore ….”. E’ una pazzia, il cuore non c’entra nulla, ha solo una funzione biologica assicurandoci la sopravvivenza con i suoi battiti.
Sono i sentimenti, invece, a mio modesto parere , a condizionare la nostra vita.
E se i sentimenti non sono gestiti dalla mente la barca può finire sugli scogli.
La colpa ( o il merito ) dei sentimenti che sono il risultato della nostra indole, della nostra educazione dei nostri valori.
Per favore, lasciamo stare il cuore.
Scusami per la sincerità con cui mi sono espresso..
Dimenticavo di dirti che la poesia mi è piaciuta.
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Riflettendoci su mi chiedevo: chissà perchè, poi, i sentimenti e le emozioni sono sempre, da tutti, ricollegati al cuore. Fino a provare contraria, è il cervello che li genera
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Sì, è vero, il cuore intercetta i sentimenti e le emozioni : li cucina, li condisce, li gestisce, gli da sapore, ma può anche esagerare rendendo immangiabile la minestra !
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“Mi costringe a zoppicare” un passaggio che mi ha lanciato un fremito, qualcosa nascosto dentro che stava cercando di riemergere. Sei sempre fra le letture più belle che un blog possa concedere a un pubblico a corto di passi intuitivi, perso nelle distanze che la vita pone tra le fermate dell’autobus e lei che perde il fazzoletto per farlo ritrovare al cuore più gentile che il marciapiede ha potuto trasportare nel viaggio dal cosmo al prossimo niente.
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I tuoi commenti sono sempre profondi e azzeccati. Non finirò mai di ringraziarti!
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❤️
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❤
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ci vorrebbe un cuore che abbraccia la leggerezza. Altrimenti si pietrifica. Il rischio è grande
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Come direbbe Calvino: “leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”
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Magnifica pennellata di ciò che ci portiamo dentro ogni giorno. Macigni che diventano ogni giorno più pesanti e dei quali non riusciamo a scrollarci perché, forse, senza di essi, voleremmo via. Bravissima!
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E la sensazione è quella di una pesantezza sempre più opprimente, ma ho la certezza che senza di essa non potremmo dirci vivi! Ti ringrazio ❤
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Oh, ci mancherebbe sicuramente qualcosa! Siamo anime in cerca di lotta 😊
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È proprio la lotta che ci tiene vivi
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Davvero 😊
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